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La grande sfida delle Infrastrutture Immateriali

Le sagne 'ncannulate e la grande sfida delle Infrastrutture Immateriali

Il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione è il documento di indirizzo strategico ed economico destinato a tutte le PA. Da quest’anno, per la prima volta, assume le caratteristiche di una vera e propria summa delle azioni, sia strategiche che operative, per accompagnare la trasformazione digitale del Paese.

Una delle componenti essenziali del Piano sono le cosiddette Infrastrutture Immateriali ovvero i dati (le basi dati di interesse nazionale, gli open data e i vocabolari controllati) e le piattaforme abilitanti (SPID, pagoPA, CIE) su cui dovranno poggiare i servizi verso cittadini e imprese.

Mentre sulle Infrastrutture Fisiche si sta già operando con ambiziosi e complessi programmi di rinnovamento, sia come potenziamento delle reti che di consolidamento dei data center, è sulle Infrastrutture Immateriali che la sfida assume un livello di complessità ancora più grande.

Per poter costruire al di sopra del livello fisico un ulteriore livello di infrastrutturazione, fatto fondamentalmente di modellazione e regole, è necessario intervenire con radicali cambiamenti di tipo organizzativo e di processo, cambiamenti che come è noto sono i più difficili ad attuare.

È più facile aumentare la velocità di una connessione passando da rame a fibra e per veicolare in un decimo del tempo dati ridondanti e duplicati, che fermarsi a riflettere e a decidere quali dati siano realmente utili o chi li deve gestire.

Non è un mistero che la sfida più grande per il Governo nell’attuazione della trasformazione digitale del paese, dopo aver indicato una chiara governance, è quella “dell’immettere una massiccia dose di competenze nella PA in modo da agevolare il cambio culturale necessario”. (Conclusioni della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla digitalizzazione presieduta dall’On. Coppola).

Il Piano ha individuato tre aree di azione per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico: le basi dati di interesse nazionale, gli open data e i vocabolari controllati.

L’istituzione di grandi banche dati di rilevanza nazionale è forse il più grande impulso alla semplificazione e all’efficienza, attuando principi già presenti nella legge 241 del 1990, per i quali se un dato è già in possesso della Pubblica Amministrazione si deve considerare già acquisito ai fini del procedimento amministrativo.

Gli open data sono al tempo stesso uno stimolo all’economia, come sottolinea la Commissione Europea nel rapporto “Creating Value through Open Data: Study on the Impact of Re-use of Public Data Resources”, e una conquista di trasparenza, consentendo il controllo democratico sull’operato dell’amministrazione, la promozione del buon governo e la partecipazione della società civile alla discussione democratica.

Vocabolari e modelli sono essenziali per consentire reale interoperabilità e comprensione del dato, anche se, su questo fronte, la grande sfida è quella di non volare troppo alti e modellare un mondo ideale che, alla prova dei fatti, potrebbe rimanere solo teorico e non ancorato, con chiare mappature, sui sistemi realmente operanti anche se concepiti nel passato.

Noi system integrator e operatori del mercato IT riconosciamo l’enorme valore delle iniziative di infrastrutturazione immateriale delineate nel Piano Triennale e non chiediamo altro che dati affidabili, classificati, aggiornati e georeferenziati per essere stimolati a competere sulle idee e sui servizi innovativi.

Un altro grande segno di svolta è dato dall’apporto di competenza e modernità metodologica introdotto dalla struttura commissariale guidata da Diego Piacentini, che ha fatto fare un salto epocale alla PA italiana assumendosi responsabilità progettuali concrete, promuovendo la discussione e addirittura realizzando, in cooperazione con tutti gli stakeholder pubblici o privati, progettualità avanzata.

Una svolta di metodo, ma anche di strumenti di comunicazione ed aggregazione, come il sito dati.gov.it, che danno concretezza al Piano e consentono di seguirne l’attuazione.

Il sito dati.gov.it è molto bello, ma ci fornisce la misura dal tanto lavoro che c’è ancora da fare. Ho provato a navigarlo e dopo due click mi sono ritrovato nella sezione “Agricoltura, pesca, silvicoltura e prodotti alimentari”.

Dopo altri due click mi appare (chissà perché!) il dataset “Lista dei ristoranti mappati geograficamente sul territorio di Galatone”: lo apro e vedo un grigio elenco excel, mal formattato e pieno di apparenti inconsistenze.

Passato lo sconforto, provo a digitare su Google Maps la stessa stringa descrittiva del dataset e mi appare una bellissima mappa georeferenziata completa di rating, foto dei piatti tipici, previsioni del tempo, distanza da percorrere e telefono.

Dopo una prima sensazione di disarmo ho pensato che siamo solo all’inizio e questo Paese ce la può fare, ce la deve fare… E ho prenotato un week end nella migliore masseria della zona pregustando un bel piatto di sagne ‘ncannulate!

Antonio Massari

Market Line Manager

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