Per migliorare le policy in materia energia e di mobilità sostenibile
Secondo l’Open Data Institute, “A smart city is an open city”. Una città, per essere intelligente, ha bisogno di aprirsi e di aprire i suoi dati.
Per rendere smart una città è essenziale gestire e usare correttamente una notevole quantità di dati, spesso provenienti da fonti diverse – pubbliche o private – e disomogenei tra loro. Al tempo stesso, affinché il progetto abbia successo, occorre aggiungere un po’ di filosofia alla tecnologia. Continuando a citare l’Open Data Institute, “A smart city is not about technology. We believe that the key to making a city smart is putting people and openness at the heart of its design and operation. Together, people create the cultures that shape a city’s identity, its rhythm, its sense of community, its diversity, and ultimately ensures the collective wellbeing of its citizens“.
Perché i dati servono, in ultima istanza, a costruire servizi efficienti per la comunità che abita un certo territorio. Come fare per utilizzarli al meglio?
Per essere utili alla costruzione e alla fornitura di servizi efficienti per i cittadini questi dati devono potersi parlare, ovvero devono essere uniformi e standardizzati a livello di semantica. In una parola, devono essere armonizzati.
E per fare questo è indispensabile integrare tutte queste informazioni attraverso un unico comune denominatore: il territorio.
Il ruolo dell'informazione geografica nella definizione di policy più efficaci
Molte amministrazioni pubbliche, da tempo, hanno iniziato a implementare componenti di quelle che vengono definite Infrastrutture di Dati Territoriali (IDT): geoportali, cataloghi e servizi di ricerca, servizi di consultazione e di download dei propri dati geografici. Normalmente, infatti, i dati sono semplici tabelle piatte, a volte quick-and-dirty, con modelli del tutto inesistenti o locali, semantiche differenti, contenuti non armonizzati.
Una situazione di questo tipo vanifica, di fatto, i possibili benefici che gli Enti possono ottenere attraverso la condivisione di sistemi e di modelli di dati univoci e basati sulle informazioni georiferite. Il vantaggio ulteriore derivante da un approccio basato sull’interoperabilità risiede nella possibilità di ancorare alla geografia del territorio le informazioni con cui gli Enti definiscono le proprie policy.
Prendiamo il caso dell’Energia: quanto consumano gli edifici scolastici cittadini? Ci sono degli edifici che, sulla base della loro posizione sul territorio e delle loro caratteristiche, hanno un maggior consumo energetico? Se sì, quali sono, dove si trovano, che proprietà hanno? Legando i dati alla geografia, e condividendoli secondo standard univoci, l’Ente può comprendere quali sono le dinamiche energetiche in atto nel suo territorio.
In secondo luogo, e forte di questa comprensione, l’Ente può definire le proprie policy energetiche sulla base di un insieme di informazioni, anche storiche, che gli consentono di migliorare l’analisi delle prestazioni energetiche degli edifici. Infine, un approccio di questo tipo consente all’Amministrazione di far evolvere le modalità di costruzione e di erogazione dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese verso una vera Data Driven Administration.
Direttive europee e buone pratiche italiane
Tale visione è confermata dalla diffusione – a livello nazionale e internazionale – di una sempre maggiore attenzione ai temi dell’interoperabilità dei sistemi e dei dati, con licenze e modalità di accesso chiare e univoche come indicato, per esempio, dalla direttiva Europea INSPIRE.
Abbiamo affrontato tale percorso insieme al Comune di Reggio Emilia nell’ambito del progetto GeoSmartCity: l’obiettivo era fare in modo che il Comune raccogliesse, integrasse e rendesse disponibili i dati energetici relativi agli edifici del suo territorio. Si è trattato, dunque, di armonizzare i dati provenienti da fonti diverse e di renderli aperti.
Al tempo stesso, abbiamo lavorato per calare sul reale contesto della città tutti gli ambiti di intervento del progetto: dall’analisi, alla progettazione, alla realizzazione finale della filiera di elaborazione dei dati energetici georiferiti. Attraverso tali attività abbiamo fornito all’Ente un insieme di strumenti utili nella costruzione delle politiche di pianificazione energetica territoriale.
Per esempio, abbiamo raccolto i dati di consumo di circa 260.000 utenze di gas, elettricità e teleriscaldamento: li abbiamo georiferiti in base all’indirizzo – andando anche a normalizzarlo laddove occorreva – li abbiamo associati agli edifici, li abbiamo anonimizzati dividendoli in classi e, alla fine, li abbiamo pubblicati sul portale open data del Comune attraverso interfacce e protocolli standard.
Per chi volesse approfondire, questo è un esempio che riguarda la stima di CO2 prodotta da ciascun edificio, con dati scaricabili come layer geografici o navigabili con una semplice mappa interattiva visibile dal portale open data del Comune. Abbiamo catalogato questi dati anche sul portale del progetto, facendo in modo che fossero conformi agli standard europei e disponibili sia in italiano che inglese.
Ma non ci siamo fermati qui: dallo stesso portale open data del Comune abbiamo estratto i dati GPS raccolti nel maggio 2016 da oltre 300 ciclisti. Questi dati grezzi – circa 20.000 km percorsi e oltre 1 milione e mezzo di punti – sono poi diventati smart grazie ad un algoritmo che abbiamo sviluppato nell’ambito del progetto SUMO, per comprendere quali sono realmente le strade percorse da chi si muove in bici.
Un insieme di informazioni con cui l’Ente può pianificare, in modo più puntuale e più efficiente, anche le proprie politiche di mobilità sostenibile. Alla fine del progetto, abbia pubblicato i dati di tali percorsi anche sul portale del progetto GeoSmartCity.
È con questo approccio che perseguiamo la creazione e la condivisione digitale dei dati e dei sistemi nelle PA, per aiutare gli Enti a essere più efficienti e a far sì che i sistemi pubblici diventino il fattore abilitante dello sviluppo del Sistema Paese.